
Gesù non risponde al nostro stile di vita contrassegnato dalle preoccupazioni dicendo che non dovremmo dedicarci tanto agli affari di questo mondo. Non cerca di allontanarci dagli avvenimenti, attività e persone che compongono la nostra vita. Non ci dice che tutto ciò che facciamo è insignificante, privo di valore o inutile. E nemmeno ci suggerisce di ritirarci da tutte le attività nelle quali siamo coinvolti per vivere quieti e tranquilli lontano dalle tensioni del mondo. La risposta di Gesù alle preocupazioni di cui è colma la nostra vita è molto diversa. Egli ci chiede di trasferire il centro di gravità, di spostare il centro della nostra attenzione, di cambiare l'ordine delle nostre priorità. Gesù vuole che noi ci trasferiamo dalle «molte cose» alla «sola cosa necessaria». Gesù non vuole assolutamente che noi abbandoniamo il nostro mondo tanto complesso. La sua volontà è invece che noi viviamo in esso, ma fermamente radicati nel centro di tutte le cose. Gesù non parla di cambiare il genere di attività o di modificare i rapporti e nemmeno di rallentare il ritmo. In che cosa consiste questo centro? Gesù lo definisce il regno, il regno di suo Padre. Solo se riusciamo a comprendere le parole di Gesù come un appello pressante a far sì che la vita nello Spirito di Dio diventi prioritaria, possiamo capire meglio quale sia la posta in gioco. Un cuore disposto verso il regno del Padre è anche un cuore orientato alla vita spirituale. Disporre i nostri cuori verso il regno significa perciò fare della vita dello spirito il centro di tutto ciò che pensiamo, diciamo o facciamo. Se noi disponiamo il cuore verso quel regno, lentamente le nostre preoccupazioni arretreranno perché le molte cose che ci davano tanti affanni cominceranno a scemare.