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E tutti dovremmo sapere che questa 'tenebra' ci rende insoddisfatti: sentiamo la nostalgia del vero bene e della felicità, ma rischiamo di cercarla là dove c'è solo un pericoloso effimero.
Credo che nessuno di noi senta una vocazione all'infelicità. Noi cerchiamo la felicità e la sentiamo come il solo senso del vivere, ma poi ci affidiamo a quello che felice non è.
È la solita tentazione che ebbero i nostri progenitori, ingannati da Satana. Ma la vera Gioia, profonda e duratura, dono che Dio ci ha dato creandoci e a cui aspiriamo, chiede che prendiamo le distanze dal male, ogni male, e ci facciamo autori di bene, che non scende mai a compromessi con il male. È questo compromesso con il male - tante volte presente anche in chi ama la gioia di Dio e vorrebbe ricrearla in sé.
Lo sappiamo tutti come il 'mondo' cerchi di ingannarci, proponendoci 'cose' che ci allontanano dal Regno. Per il nostro bene è urgente e necessario un cambiamento interiore ed è realizzabile se seguiamo la Parola di Dio, volendola accogliere con Gioia, per fare verità.
Scrive il nostro Paolo VI:
"Sappiamo tutti che la parola 'conversione' indica un senso di cambiamento, di rinnovamento interiore. Ora – ed è ciò che più conta – tale cambiamento non tocca tanto le cose esteriori, le abitudini, le vicende a cui è legata la nostra esistenza, bensì la cosa tanto nostra: il CUORE.
E c'è non poco da cambiare dentro di noi: è necessario il rimodellamento della nostra mentalità, avere il coraggio di entrare fin nel segreto della nostra coscienza, dei nostri pensieri e là operare un cambiamento. E allora ci chiediamo, per ottenere tale risultato, cosa fare?
Entrare in noi stessi, riflettere sulla nostra persona, acquisire una nozione chiara di quello che siamo, vogliamo e facciamo e alla fine rompere qualche cosa di noi, spezzare questo o quell'elemento, che magari ci è molto caro ed a cui siamo abituati.
Ma come si fa a convertirci? Il primo passo consiste nell'ascoltare il richiamo e orientare la nostra mente là da dove parte la voce. La voce è la Parola di Dio, quale eco personale che il Signore suscita nelle nostre anime"... - ed aggiunge un desiderio che ogni sacerdote o vescovo condividerebbe...
"Come piacerebbe sostare in conversazione con ciascuna delle persone presenti e chiedere se hanno questa capacità di udito, se ascoltano la Parola di Dio, e con essa quella sete di bontà che è il sospiro che il Padre ci fa udire". (Marzo 1965)
Tutto questo potrebbe sembrare difficile, eppure, se siamo onesti con noi stessi, sentiamo davvero una grande nostalgia o desiderio di essere buoni, di spogliarci da tutto ciò che inquina la nostra felicità ed è il male, che ci fa davvero... 'stare male' ! Non resta che vivere questo tempo di attesa di Gesù, mettendosi in cammino, come fecero Giuseppe e Maria verso Betlemme e ascoltando, come i pastori, il canto degli Angeli: 'Pace in terra agli uomini che Dio ama'.
"In quel giorno – sembra risponderci il profeta Isaia – un germoglio spunterà dal tronco di «Tesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore". (Is. 11, 1) Se ci guardiamo intorno è facile rintracciare una grande esigenza di 'sapore e nostalgia del Padre'. Ci dà fastidio il 'buio', che è causato dalla scomposta impostazione della nostra vita: `oscurità'che ci impedisce di vedere al di là della confusione e della inquietudine interiore, per scoprire che c'è Qualcuno che è la vera Luce ed è l'Unico che può dare senso alla nostra vita.
L'Avvento, questo Santo Tempo, che ci accosta al Natale, può essere il momento in cui Dio si fa vicino, se lo vogliamo, e ci prende per mano, per ritrovare la Sua Luce, che è Lui stesso!
Non resta che, non solo desiderare, ma incamminarci verso la Gioia di Dio che ci viene incontro con il Suo Santo Natale. Ce lo auguriamo tutti.
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